Daniel Goleman – Intelligenza ecologica

  • Editore: Rizzoli
  • Anno di pubblicazione: 2009
  • Pagine: 289
  • Prezzo di copertina: 19,00 €
  • Genere: Saggio

L’intelligenza ecologica è propria di tutti: chi di più e chi di meno. E’ come una particolare sensibilità all’ambiente unita a un pensiero di vasta scala, che guida il consumatore a pensare, nel momento in cui compra un prodotto, alla sua provenienza, alla sua lavorazione, ai suoi danni sull’ambiente e sulla nostra salute (così come alle sue potenzialità). Oggi votiamo ogni volta che compriamo qualcosa…. ma spesso non ce ne accorgiamo. E’ questo che Goleman vuole farci capire in questo libro, anche attraverso molti esempi reali relativi all’enorme peso che, per alcune aziende, hanno avuto le scelte dei consumatori. Queste scelte infatti possono far cambiare di molto l’operato delle aziende, in particolare su tre grandi campi: attenzione all’inquinamento dell’ambiente, scelta di composti ed elementi  all’interno dei prodotti non nocivi alla salute e cura dei lavoratori.
Le due “pecche” di questo libro sono il focus sugli Stati Uniti e la lunghezza. Nel libro si citano molte aziende statunitensi e guide utili allo shopping, ma sempre centrate su marche americane. Forse nei prossimi anni, grazie al lavoro di chi aggiorna i siti, le marche saranno anche europee.
http://www.goodguide.com/
http://www.ewg.org/skindeep/
Per quanto riguarda la lunghezza, io credo che se il libro fosse più breve, sarebbe più incisivo e alla portata di più lettori. La lettura infatti in alcuni tratti è un po’ pesante, anche se pur sempre interessante e di fondamentale valore per ogni essere umano.

Tuttavia, quando siamo in grado di basare la nostra scelta su un’informazione completa, il potere passa da coloro che vendono a coloro che comprano, che si tratti di una mamma al mercato di quartiere, di un agente che acquista per conto di un venditore o di un’istituzione, oppure del manager di un’azienda. Da vittime passive degli eventi diventiamo artefici del nostro destino. Ci basterà andare al negozio per “votare” con le nostra banconote.

Il verde è un processo, non uno status; dobbiamo imparare a pensare “verde” come a un verbo, anziché come a un aggettivo. Questo cambiamento semantico potrebbe aiutarci a focalizzare meglio la nostra attenzione sull’in-verd-ire.

Una rivoluzione non nasce dall’introduzione di nuove tecnologie, ma dalla conseguente adozione di nuovi comportamenti.

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