La bambina sputafuoco – Giulia Binando Melis

Casa editrice: Garzanti

Genere: Romanzo di formazione

Anno di prima pubblicazione: 2022

Numero di pagine: 329


Lo stile narrativo di questo libro è davvero singolare e coinvolgente: niente discorsi diretti con virgolette, pronomi complemento spesso al maschile… Insomma, chi parla è una bambina, non un adulto. E attraverso il flusso di racconto ben ordinato in questo stile realistico, la storia prende una forma molto vera. D’altronde, l’autrice la scrive a partire dalla sua esperienza di vita, quindi la storia tanto inventata non è.

La protagonista è Martina, detta Mina, che si trova da un giorno all’altro ad affrontare una malattia lunga e insidiosa. Ne sono stravolte la sua routine, i suoi riferimenti, ed inizia un lungo periodo denso di chemioterapie, cibi ospedalieri, punture e voglia di tornare a casa. L’ospedale – teatro della storia è il Regina Margherita di Torino ed è davvero toccante immaginare la piccola Mina che, da un paesino sperduto nella natura tra cavalli, orti, stelle e lucciole, si ritrova a stare nelle stanze di questa struttura. Le persone che la accompagnano nel suo percorso sono la sua famiglia, il personale sanitario, il prete dell’ospedale e un amico speciale, che incontra “In corsia”: Lorenzo. L’amicizia con Lorenzo è il cuore di questo romanzo e mi è piaciuta soprattutto perchè è vera: NO a pietismi, SI all’apertura verso la grande finestra dell’immaginazione, dell’osare, del cercare con tutte le proprie forze di “andare oltre” lo stato delle cose che li accomuna.

Non mi ritrovo molto invece in quello che l’ospedale pediatrico è oggi. Torino, come molte altre città, offre una rete di servizi per i bambini e le bambine degenti che credo siano fondamentali (associazioni, insegnanti, educatori/educatrici,…). Ma, ahimè, sono servizi in divenire, in costruzione, che forse quando l’autrice ha vissuto la sua esperienza non erano ancora, ovunque, la norma.

Il libro è consigliatissimo a chi vuole cercare di capire cosa possa comprendere e vivere un bambino o una bambina che attraversa un periodo di vita così difficile. E per ricordarsi, sempre, che l’immaginazione ha dei poteri straordinari.

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