William Golding – Il signore delle mosche

  • Editore: Mondadori
  • Genere: Romanzo
  • Anno di pubblicazione: 1966 (prima edizione)
  • Pagine: 206

Questo romanzo narra di un gruppo di bambini che, a causa di un incidente aereo, si ritrova a vivere su una piccola isola sperduta. Il gruppo dei bambini sopravvissuti è composto da piccolini e da ragazzi più grandi, che cercano di ricreare una organizzazione sociale per vivere insieme.
Non si capisce bene in che periodo o in che luogo sia ambientato il racconto: si intuisce solo che l’isola è sconosciuta e che nel resto del pianeta deve esserci in atto qualche guerra.
I bambini all’inizio del racconto sono abbastanza entusiasti di questa nuova esperienza: finalmente un mondo senza “grandi”. Nominano un capo, Ralph, si suddividono dei ruoli e creano delle regole. I cacciatori andranno a caccia di maiali con Jack, e gli altri costruiranno rifugi e alimenteranno un fuoco che faccia fumo per attrarre possibili navi di passaggio. I bambini durante la storia rivelano però, in modo a volte crudele e impressionante, la vera natura dell’uomo… o almeno la vera natura proposta dall’autore. L’idea di uomo che delinea, infatti, è quella di un essere che può rivelarsi senza scrupoli e cruento. Forse questa idea è anche lo strascico della II Guerra Mondiale che di crudeltà ne ha rivelate davvero molte. Il finale del libro è molto concitato e genera parecchia ansia.
Il libro è ricco di contrasti (come quello tra la bellezza dell’isola e i comportamenti di alcuni bambini) ed è molto intenso. Credo che sia importante leggere il libro senza rifarsi alla concezione odierna di “bambino” poiché a mio parere l’autore usa questa parola per intendere uomo… uomo puro e innocente, messo alla prova all’interno del racconto.

“Le più grandi idee sono le più semplici.”

“Forse” disse esitante “forse c’è una bestia”
“Tu, Simone? Tu ci credi?”
“Non so” disse Simone. I battiti del cuore lo soffocavano. “Ma…” (…)
“Voglio dire che… forse siamo soltanto noi…” (…)
“Noi potremmo essere un po’…” Simone si sforzava di esprimere la malattia fondamentale dell’umanità, ma non trovava le parole.

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