Salvatore Niffoi – La vedova scalza

  • Editore: Adelphi
  • Anno di prima pubblicazione: 2006
  • Pagine: 182
  • Prezzo di copertina: 15,00 €
  • Genere: Romanzo di formazione

La vedova scalza l’ho catalogato come “romanzo di formazione”, sebbene lo sia in modo un po’ particolare: narra la storia di Mintonia, detta Tonia, donna sarda di un paese dell’entroterra dell’isola. La sua storia è narrata con molto umiltà e semplicità, in ordine non strettamente cronologico, quasi sempre in prima persona.
La sua vita è allo stesso tempo radicata nelle origini della sua cultura e ribelle. La sua infanzia scorre tra varie immagini di vita povera, contornata da morti premature in stile affine ai racconti dei Malavoglia: feste di paese, vita da contadini e allevatori, litigi e chiacchiere paesane, dialetto ricorrente tra le pagine. Mintonia dimostra però, fin da subito, la voglia di lasciarsi alle spalle tradizioni poco utili. Sogna futuri lontani e diversi. Si innamora e confida che la sua vita, per davvero, possa avere una svolta.
Dagli anni adolescenziali però arriva l’età adulta, fatta di consapevolezze e verità. In Mintonia si fa strada la saggezza dell’esperienza e dell’evidenza. I suoi sogni si sgretolano ma Tonia non smette di confidare in un futuro migliore e lontano, capace di superare la quotidiana vita fatta di soprusi e vendette del suo paese.
Il libro si conclude con un finale di coraggio ma al contempo di ripiego: Mintonia riesce ad affermarsi ma in modo purtroppo ancora tradizionale.

Ohi, che mistero la nostra esistenza. Ti sembra di aver caricato bene l’orologio del tempo, poi all’improvviso la molla si spezza e drùùùm, tutto va in pezzi. La girandola dei secondi va per conto suo e tu rimani appeso alle lancette come un insetto al ramo invischiato del pesco.

Prima di innamorarmi di Micheddu, quando la mia vita non valeva una manciata di prugne secche, dividevo le persone in due categorie, quelle che hanno già visto il mare e quelle che, per loro disgrazia, non lo vedranno mai. Morire senza vedere il mare è una cosa molto triste, perché uno si immagina il mondo come un’immensa crosta [..]. Sopra il mare, invece, non ci cresce niente, tutto va e torna come le barche. La vita nel mare è tutta sotto, nascosta a chi non sa vedere oltre il visibile. Le persone che hanno visto il mare si riconoscono dagli occhi, perché ne conservano la meraviglia dello sguardo e spesso li tengono sbarrati anche nel sonno, quando il letto di crine o foglie di pannocchie diventa una placenta in cui nuotare, sognando quello che verrà dopo la morte.

Dal dolore della vita a quello della morte con la velocità di una stella cadente.

    You may also like...

    Leave a Reply

    Your email address will not be published.